Tag: imprese

Annuario Socio Economico Ferrarese 2018

Annuario Socio Economico Ferrarese 2018

Posted on 12 Aprile 2018 by in Senza categoria with Commenti disabilitati su Annuario Socio Economico Ferrarese 2018

Smartman è sponsor dell’edizione 2018 dell’annuario socio economico Ferrarese e pubblicato dal CDS – Centro Ricerche Documentazioni e Studi di Ferrara.

Il giorno 20/4/2018 è stato organizzata la presentazione del nuovo Annuario che si terrà presso la Sala Conferenze della Camera di Commercio di ferrara alle ore 9.30 e avrà come tema centrale: ” Quale Territorio e Politiche? Alla ricerca di identità di area vasta”.

Interverranno all’incontro Andrea Gandini, Presidente del CDS ed Economista, Francesca Federzoni, Vice Presidente Legacoop Estense e l’Ing Riccardo Maiarelli, Vice Presidente Confindustria Emilia.

 

Fondo Starter – Agevolazioni per Start Up

Fondo Starter – Agevolazioni per Start Up

Posted on 25 Febbraio 2018 by in Senza categoria with Commenti disabilitati su Fondo Starter – Agevolazioni per Start Up

Il Fondo interviene concedendo finanziamenti a tasso agevolato con provvista mista, derivante per il 70% dalle risorse pubbliche del Fondo (Por Fesr 2014-2020) e per il restante 30% da risorse messe a disposizione degli Istituti di credito convenzionati.

I finanziamenti, nella forma tecnica di mutuo chirografario, possono avere la durata compresa tra 36 e 96 mesi (incluso un preammortamento massimo di 12 mesi), ed importo ricompreso tra un minimo di 20 mila euro ad un massimo di 300mila euro.

E’ finanziabile il 100% del progetto presentato.

L’onere effettivo degli interessi a carico dell’impresa beneficiaria, è pari alla media ponderata fra i due seguenti tassi:

  1. Tasso di interesse pari allo 0,00% a valere sulla parte di finanziamento avente provvista pubblica (70%);
  2. Tasso di interesse pari all’Euribor 6 mesi mmp + spread massimo del 4,75% per la parte di finanziamento con provvista bancaria (30%).

Informazioni aggiuntive possono essere trovate al seguente link.

Smartman può aiutare le imprese a mettere a punto progetti di sviluppo del business e di richiesta di finanziamenti.

Bando per la registrazione di Marchi – Camera di Commercio

Bando per la registrazione di Marchi – Camera di Commercio

Posted on 4 Gennaio 2018 by in Senza categoria with Commenti disabilitati su Bando per la registrazione di Marchi – Camera di Commercio

E’ stato annunciato il bando in favore delle imprese italiane per finanziare la registrazione di Marchi sia in Europa sia a livello Mondiale. Il bando prevede lo stanziamento di 3’825’000,00 euro e prevede due linee di intervento:

Misura A: Agevolazioni per favorire la registrazione di Marchi Europei presso EUIPO (Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà Intellettuale) attraverso l’acquisto di servizi specialistici;

Misura B: Agevolazioni per favorire la registrazione di Marchi internazionali presso OMPI (Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale) attraverso l’acquisto di servizi specialistici.

Le domande prevedono fino a 20’000,00 euro di contributo a fondo perduto per ciascuna impresa e potranno essere presentate dalle ore 9.00 del 7 Marzio 2018 fino all’esaurimento delle risorse disponibili.

Smartman srl è a disposizione dei propri Clienti per supportare la domanda di richiesta di agevolazione e il percorso specialistico per il deposito e registrazione dei Marchi sia presso entrambe le organizzazioni.

Voucher digitalizzazione 2018 – MiSE

Voucher digitalizzazione 2018 – MiSE

Posted on 25 Dicembre 2017 by in Senza categoria with Commenti disabilitati su Voucher digitalizzazione 2018 – MiSE

Con decreto direttoriale 24 ottobre 2017 sono state definite le modalità e i termini di presentazione delle domande di accesso alle agevolazioni. Le domande potranno essere presentate dalle imprese, esclusivamente tramite la procedura informatica a partire dalle ore 10.00 del 30 gennaio 2018 e fino alle ore 17.00 del 9 febbraio 2018. Già dal 15 gennaio 2018 sarà possibile accedere alla procedura informatica e compilare la domanda.

Il voucher è utilizzabile per l’acquisto di software, hardware e/o servizi specialistici che consentano di:

  • migliorare l’efficienza aziendale;
  • modernizzare l’organizzazione del lavoro, mediante l’utilizzo di strumenti tecnologici e forme di flessibilità del lavoro, tra cui il telelavoro;
  • sviluppare soluzioni di e-commerce;
  • fruire della connettività a banda larga e ultralarga o del collegamento alla rete internet mediante la tecnologia satellitare;
  • realizzare interventi di formazione qualificata del personale nel campo ICT.

Smartman srl è a disposizione per aiutare i propri Clienti a gestire la pratica di prenotazione del Voucher presso il portale del Ministero dello Sviluppo Economico.

Rating di legalità per le imprese

Rating di legalità per le imprese

Posted on 24 Dicembre 2017 by in Senza categoria with Commenti disabilitati su Rating di legalità per le imprese

L’attribuzione del rating le imprese operative in Italia che abbiano raggiunto un fatturato minimo di due milioni di euro nell’esercizio chiuso l’anno precedente alla richiesta di rating, riferito alla singola impresa o al gruppo di appartenenza e risultante da un bilancio regolarmente approvato dall’organo aziendale competente e pubblicato ai sensi di legge. Inoltre che siano iscritte al registro delle imprese da almeno due anni.

Non ci sono costi per le imprese che vogliono ottenere il rating.

L’Autorità ha voluto lasciare libere le imprese sulle modalità di pubblicità dell’ottenimento del rating ottenuto. Chiaramente non deve essere utilizzato in alcun modo il logo dell’Autorità. L’impresa potrà dichiarare di aver ottenuto il rating con il punteggio attribuito e che si trova nell’elenco pubblicato sul sito dell’AGCM.

Ottenere il Rating di legalità può aiutare le imprese nell’accesso di bandi di finanziamento.

Può essere ottenuto mediante richiesta all’autorità AGCM. Smartman rimane a disposizione per fornire ulteriori informazioni e aiuto

Farete 2017 – Riapre il bando internazionalizzazione

Farete 2017 – Riapre il bando internazionalizzazione

Posted on 7 Settembre 2017 by in Senza categoria with Commenti disabilitati su Farete 2017 – Riapre il bando internazionalizzazione

Farete 2017 – Riapertura del bando per PROGETTI DI PROMOZIONE DELL’EXPORT PER IMPRESE NON ESPORTATRICI E PER LA PARTECIPAZIONE A EVENTI FIERISTICI 2017. Il bando per PROGETTI DI PROMOZIONE DELL’EXPORT PER IMPRESE NON ESPORTATRICI E PER LA PARTECIPAZIONE A EVENTI FIERISTICI 2017, dall’ 11 settembre.

Approvato con deliberazione n. 452/2017 viene modificato con la deliberazione n. 1262 del 28/08/2017 per chi farà domanda a partire dall’11 settembre 2017. La modifica prevede che le attività previste dai progetti presentati al secondo periodo di apertura del bando (11 settembre – 11 ottobre 2017) si concludano entro il 31 luglio 2018 e che le spese relative a tali progetti siano rendicontate alla Regione, secondo quanto previsto all’art. 12 del bando, entro il 21 settembre 2018.

Siamo a disposizione per ogni Vostra esigenza e supporto.

Ecco come la Borsa drena ricchezza alle imprese (usando anche il Qe)

Ecco come la Borsa drena ricchezza alle imprese (usando anche il Qe)

Posted on 10 Giugno 2016 by in Senza categoria with Commenti disabilitati su Ecco come la Borsa drena ricchezza alle imprese (usando anche il Qe)

Insegna la teoria che i mercati finanziari servano per far affluire risorse alle imprese. Dimenticate la teoria: la realtà dei fatti è ormai l’esatto contrario. E il nuovo programma della Bce di acquisto di corporate bond rischia di favorire il paradosso. I mercati finanziari, soprattutto quelli azionari, succhiano infatti dalle imprese più risorse di quante non ne elargiscano. Accade negli Stati Uniti, dove tra dividendi pagati e riacquisti di azioni proprie (buyback) le aziende quotate a Wall Street hanno elargito agli investitori circa mille miliardi di dollari nel 2015. Accade in Italia dove, nel 2015 secondo i dati della Consob, le imprese hanno raccolto in Borsa 4,6 miliardi ma hanno restituito (principalmente tramite dividendi) 20,8 miliardi.

LA BORSA ITALIANA DRENA RISORSE ALLE IMPRESE
Saldo fra risorse raccolte e restituite agli azionisti di società quotate italiane, in miliardi euro. (Fonte: Consob; Thomson Reuters)

E ora che la Bce ha iniziato a comprare obbligazioni aziendali, il fenomeno potrebbe aumentare: molte imprese (soprattutto americane) dichiarano infatti esplicitamente di voler sfruttare l’attuale programma di Mario Draghi con il solo scopo di indebitarsi per ricomprare azioni proprie in Borsa. Cioè per regalare il denaro preso in prestito sui mercati obbligazionari ai propri azionisti. Alla finanza. A Wall Street.

Nell’era dei tassi a zero e della liquidità abbondante, questo è forse il maggiore paradosso: il denaro continua a circolare nella finanza mentre l’economia reale annaspa. Non bisogna dunque stupirsi se gli investimenti (quelli veri, in ricerca, in sviluppo, in idee imprenditoriali) non decollino. Secondo i dati dell’Ocse, nell’area euro dal 2008 gli investimenti sono diminuiti di quasi il 15%. Nell’intera Europa, stima Rbs, il calo è del 20%. Negli Stati Uniti il Pil è aumentato del 10% circa, ma gli investimenti solo del 5%. I motivi sono tanti (l’incertezza in primo luogo), ma uno è il più paradossale di tutti: chi ha i soldi, non li usa. Chi li raccoglie dai mercati finanziari, tende a restituirli (con gli interessi) ai mercati stessi.

Borsa predatrice

I dati parlano chiaro. In Italia il mercato borsistico riesce a drenare dalle imprese quelle poche risorse di cui dispongono. Secondo i dati elaborati dalla Consob, è da almeno il 2007 che la Borsa prende dalle aziende più soldi di quanti non ne elargisca: negli ultimi 9 anni le imprese quotate a Milano hanno infatti raccolto a Piazza Affari meno di 80 miliardi di euro mediante aumenti di capitale e Ipo, ma hanno restituito circa 190 miliardi attraverso dividendi, buyback (pochi in realtà) e Opa. Il saldo netto è di oltre 100 miliardi: soldi che il mercato finanziario italiano ha “succhiato” dalle imprese. Considerando che gli investitori che operano a Piazza Affari sono principalmente internazionali, si tratta di soldi usciti dalle aziende nostrane per affluire nei forzieri di fondi o banche estere. E in questi anni di recessione, con gli investimenti colati a picco, un tale drenaggio di risorse non può non far riflettere.

Ovviamente questi numeri nulla sono rispetto a quelli statunitensi. I dividendi pagati agli azionisti e i buyback (cioè il riacquisto di azioni proprie) sono aumentati a Wall Street dai 507 miliardi del 2005 ai circa mille del 2015. Il fenomeno non è nuovo: secondo le stime di William Lazonick della Harvard Business Review, le aziende quotate a Wall Street tra il 2003 e il 2012 hanno usato il 54% degli utili per ricomprare le proprie azioni in Borsa e il 37% per pagare dividendi. Mediamente il 91% dei profitti realizzati dalle imprese americane sono quindi tornati nel magma della finanza: questo significa che non sono stati usati per investire in ricerca, in sviluppo, in occupazione. Insomma: in benessere collettivo.

Obbligazioni sterili

Ma l’aspetto ancora più allarmante è che molte imprese negli Stati Uniti (e non solo) da tempo hanno iniziato a indebitarsi per comprare con i soldi presi in prestito azioni proprie in Borsa. L’obiettivo è di “pompare” al rialzo il proprio titolo a Wall Street: in questo modo si gratificano gli investitori e – dulcis in fundo – gli stessi bonus dei top-manager. Il fenomeno dura da anni, ma ora che in Europa la Bce ha iniziato a comprare obbligazioni aziendali (anche se emesse da gruppi esteri purché denominate in euro) il gioco è ripreso alla grande. Calcola Fitch che quest’anno (fino a fine maggio) le imprese statunitensi abbiano emesso 32 miliardi di obbligazioni in Europa denominate in euro (dunque acquistabili dalla Bce): si tratta in soli 5 mesi di oltre la metà di quanto fatto nell’intero 2015. Ebbene: spulciando i prospetti di questi bond, Fitch ha scoperto che un quarto delle aziende che ha emesso obbligazioni dichiara esplicitamente di voler usare i soldi raccolti in Europa per acquistare azioni proprie a Wall Street.

In Europa il fenomeno è diverso, ma non meno assurdo. Patrick Artus, economista di Natixis, ha fatto un calcolo che riguarda le grandi aziende francesi. Ebbene: molte di loro si indebitano solo per aumentare la liquidità in bilancio. Il denaro liquido che si trova oggi nei bilanci delle imprese francesi ammonta infatti al 24% del Pil, contro il 12% del 2007. È come se una persona andasse in banca a prendere un mutuo, per poi depositare i soldi sul conto corrente e non farci nulla.

Economia reale in secca

Bene inteso: non c’è nulla di male nel redistribuire agli azionisti i soldi in eccesso. Anzi. Nell’era dei tassi bassi e dell’abbondante liquidità, è anche finanziariamente razionale per le aziende indebitarsi per pagare dividendi. Ma se si guarda il fenomeno dall’alto, non nel micromondo dei singoli bilanci, è evidente che si tratti di un’assurdità: i mercati finanziari dovrebbero servire per far arrivare risorse alle imprese, soprattutto in tempi di crisi, non per succhiarle via dai loro bilanci. Tutto questo crea paradossi.

Attraverso la American Energy Innovation Council – denunciava tempo fa William Lazonick di Harvard – i top manager di gruppi come Microsoft e Ge anni fa hanno per esempio spinto il Governo Usa a triplicare gli investimenti pubblici a favore dell’energia alternativa, portandoli a 16 miliardi l’anno. Peccato però che nell’ultimo decennio solo Microsoft e Ge abbiano insieme speso ogni anno lo stesso ammontare di dollari per ricomprare azioni proprie in Borsa. E che dire delle case farmaceutiche? Negli Usa le medicine costano molto più che all’estero perché – dicono le stesse case farmaceutiche – in questo modo possono investire in ricerca e sviluppo. Peccato però che Pfizer dal 2003 al 2012 abbia usato il 71% dei propri utili per effettuare buyback di azioni proprie e il 75% per pagare dividendi. Mentre la gente paga per la ricerca, insomma, le case farmaceutiche gratificano Wall Street. E, con essa, gli stipendi dei top manager. La speranza è che la nuova manovra della Bce, seppur condivisibile, non finisca per alimentare eccessivamente questo circolo vizioso.

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Imprese: fallimenti in diminuzione nel primo trimestre del 2016

Imprese: fallimenti in diminuzione nel primo trimestre del 2016

Posted on 26 Aprile 2016 by in Marketing with Commenti disabilitati su Imprese: fallimenti in diminuzione nel primo trimestre del 2016

Seppure ancora negativo – nel primo trimestre 2016, il tessuto imprenditoriale italiano si è ridotto di 12.681 unità –, il saldo tra iscrizioni e cessazioni di imprese non è mai stato così basso negli ultimi cinque anni.

Nel sottolineare che il primo trimestre è un periodo tradizionalmente caratterizzato da un bilancio negativo a causa del concentrarsi delle cancellazioni sul finire dell’anno precedente, l’ultima analisi di Unioncamere-InfoCamere osserva che la flessione registrata tra gennaio e marzo 2016 (-12.681 imprese) è meno consistente rispetto a quelle rilevate nei primi trimestri degli ultimi anni.

Nei primi tre mesi del 2016, le iscrizioni (114.660) sono rimaste pressoché stabili rispetto all’anno precedente (+158 su base annua) mentre le chiusure sono diminuite sensibilmente, scendendo a 127.341. Ovvero il valore più contenuto degli ultimi undici anni, secondo Unioncamere. Questi non sono gli unici dati (parzialmente) positivi, però.

Durante il primo trimestre del 2016, sono diminuite anche le nuove aperture di procedure fallimentari – che hanno coinvolto principalmente le imprese attive nel commercio (794 fallimenti), nell’industria manifatturiera (656) e nelle costruzioni (644) –, passando dalle 3.588 dell’anno precedente alle attuali 3.396 (-5,4%).

Il calo dei fallimenti registrato nei primi tre mesi del 2016 da Unioncamere fa il paio con quello rilevato nel corso dell’intero 2015 da altre analisi. Secondo il CERVED, pur restando su livelli “eccezionalmente alti” rispetto al periodo precedente la crisi economica, lo scorso anno i fallimenti sono “finalmente” tornati a diminuire per la prima volta da otto anni: nel 2015 i fallimenti sono stati 14,7 mila – il 6,3% in meno rispetto all’anno precedente, osserva il CERVED – contro i 7,5 mila rilevati nel 2008.

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Le imprese “eccellenti”: innovazione, investimenti ed internazionalizzazione

Le imprese “eccellenti”: innovazione, investimenti ed internazionalizzazione

Posted on 20 Aprile 2016 by in Marketing with Commenti disabilitati su Le imprese “eccellenti”: innovazione, investimenti ed internazionalizzazione

Il 26,1% delle pmi “eccellenti” dichiara di non essere mai stato in crisi, il 13,8% sostiene di esserne già uscito e il 22,3% prevede di farlo nel 2016.

Le difficoltà della crisi economica e le sue conseguenze – dal 2008 ad oggi sono fallite 82 mila aziende, secondo il Cerved – non sembrano aver riguardato alcune piccole e medie imprese italiane. Un quarto delle cosiddette imprese “eccellenti” ha dichiarato di non essere mai stato in crisi, nel corso di un’indagine del ministero dello Sviluppo economico (Mise).

Non esistendo una definizione univoca, secondo il Mise, per essere considerata “eccellente”, un’impresa – selezionata da un universo di circa 61 mila aziende che impiegano tra i 10 e i 250 addetti, con un fatturato tra 2,5 e 50 milioni di euro – deve possedere almeno due tra i seguenti tre requisiti: avere realizzato tra il 2012 e il 2014 spese in Ricerca&Sviluppo, avere un discreto livello di managerialità (presenza di almeno tre manager/quadri) e avere realizzato nel 2014 o programmato per il 2015 investimenti innovativi.

Tra le mille imprese selezionate, perché “eccellenti”, poco più dell’80% ha realizzato investimenti nel 2014 ed ha annunciato l’intenzione di realizzarne entro la fine del 2015. Il 96,7% ha ammesso di aver sostenuto investimenti innovativi (di prodotto, di processo e di carattere organizzativo) nel 2015, mentre il 95,4% ha dichiarato il proposito di farlo l’anno prossimo.

Inoltre il 56,3% delle pmi eccellenti ha comunicato di avere svolto attività all’estero tra il 2012 e il 2014 e per di più con ottimi risultati: la quota di fatturato esportato è pari al 34,8%, con una punta del 43,5% nella manifattura. Infine, il 38,3% delle imprese ha dichiarato di avere indirizzato le esportazioni verso nuovi mercati, dei quali l’82% verso i Paesi appartenenti all’area extra Unione europea. D’altronde l’apertura verso i mercati esteri è una tendenza diffusa tra le cosiddette imprese “eccellenti”.

Stando al rapporto dell’Osservatorio Pmi di Global Strategy, che ha passato in rassegna oltre 40 mila aziende italiane manifatturiere e di servizi, le imprese “eccellenti” – ovvero aziende con performance di crescita, di redditività e di solidità patrimoniale da 2 a 10 volte superiori rispetto alla media – hanno dimostrato una propensione all’internazionalizzazione notevole: per le imprese con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro, infatti, la quota di export è stata pari al 44,8%; per quelle più piccole (20-50 milioni) la quota ha toccato il 40,8% (+10%) e dovrebbe, secondo le aspettative dei diretti interessati, superare il 50% nel prossimo triennio.

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Produttività, struttura e performance delle imprese esportatrici, mercato del lavoro e contrattazione integrativa

Produttività, struttura e performance delle imprese esportatrici, mercato del lavoro e contrattazione integrativa

Posted on 19 Aprile 2016 by in Marketing with Commenti disabilitati su Produttività, struttura e performance delle imprese esportatrici, mercato del lavoro e contrattazione integrativa

Questo report nasce da un accordo di collaborazione avviato nel 2012 tra il Cnel e l’Istat per lo sviluppo congiunto, nel quadro delle rispettive attività, di linee di ricerca di interesse comune, ottimizzando le risorse disponibili e valorizzando i risultati ottenuti.

Vi si approfondisce un tema complesso come il divario di crescita economica tra l’Italia e i principali paesi dell’Ue, considerando sia le sottostanti determinanti strutturali, sia le crescenti esigenze conoscitive, al fine di fornire un supporto informativo utile alla formulazione di efficaci rimedi in termini di policy.

Il lavoro affronta questo tema seguendo quattro grandi direttrici, incentrate su altrettanti aspetti che la letteratura economica ha da tempo individuato come fondamentali per la competitività di un sistema economico: la produttività, la struttura e la performance delle imprese esportatrici, il mercato del lavoro e i contenuti e i livelli di diffusione della contrattazione nazionale e decentrata.

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